Girotondo per adorare ciò che ho bruciato
Ci sono libri che si leggono, seduti a una tavoletta.
Davanti a un leggio di scolaro.
Ci sono libri che si leggono camminando
(grazie anche al loro formato);
Alcuni sono per la foresta, altri per la campagna,
Et nobiscum rusticantur, dice Cicerone.
Ve ne sono che lessi in diligenza;
Altri, coricato in fondo a fienili.
Ve ne sono per far credere che si ha un’anima;
Altri per farla disperare.
Ve ne sono che provano l’esistenza di Dio;
Altri che a ciò non possono condurre.
Ve ne sono che non sapremmo ammettere
Che nelle biblioteche private.
Ve ne sono che hanno ricevuto gli elogi
Di molti critici autorevoli.
Ve ne sono ove non si tratta che d’apicultura
E che certuni trovano un po’ speciali.
Altri ove si parla tanto della natura
Che poi non è più il caso d’andare a spasso.
Ve ne sono che i saggi disprezzano
Ma che eccitano i fanciulli.
Ve ne sono che si chiamano antologie
Ove si mette il meglio che s’è detto su chicchessia.
Ve ne sono che vorrebbero farvi amare la vita;
Altri dopo di che l’autore s’è suicidato.
Ve ne sono che seminano l’odio
E raccolgono ciò che hanno seminato.
Ve ne sono che a leggersi sembrano luccicare,
Carichi d’estasi, deliziosi d’umiltà.
Ve ne sono che amiamo come fratelli
Più puri e che meglio di noi han vissuto.
Ve ne sono in straordinari caratteri
E pur dopo lungo studio non si comprendono.
Natanaele, quando bruceremo tutti i libri!
Ve ne sono che non valgono quattro soldi;
Altri che valgono prezzi considerevoli.
Ve ne sono che parlano di re e regine,
E altri di povera gente.
Ve ne sono le cui parole sono più dolci
Che stormire di foglie a mezzogiorno.
E un libro che Giovanni mangiò a Patmo,
Come un topo; per me, preferisco i lamponi.
La cosa gli ha riempito d’amarezza le viscere
E poi ha avuto molte visioni.
Natanaele, quando bruceremo tutti i libri!
Da I nutrimenti terrestri, André Gide
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